Nei libri di Stephen King, a volte ritornano. In politica, invece, ritornano sempre. Più sono brutti, sporchi e cattivi, e più sembra impossibile liberarsene. Appartengono a un club, quello dei corrotti di mestiere. Quelli che l’onestà si negozia a seconda dei casi. Quelli che hanno una brillante mente politica.
Per Renato Brunetta, Gianni De Michelis è la più brillante mente politica degli ultimi 50 anni. Evidentemente, una condanna in via definitiva a 2 anni e 6 mesi per corruzione – nell’ambito delle tangenti autostradali del Veneto – e 6 mesi patteggiati nell’ambito dello scandalo Enimont sono una prova da politico di razza. Una condanna, una medaglia. Un po’ come i soldati che giocano a chi ha la cicatrice più lunga.
E proprio in considerazione dei meriti guadagnati sul campo, e della totale assoluta non contiguità tra la prima e la seconda repubblica, Brunetta ha assunto il craxiano De Michelis, suo compaesano, come consulente del suo Ministero. Quarantamila euro l’anno che il pluridecorato Gianni considera meno che una mancetta: praticamente volontariato (testuali parole). Certo, durante l’epoca d’ora dei socialisti, brillantimentipolitiche, 80 mlioni di vecchie lire saranno state una tangentucola da dilettanti. Si partiva da almeno cento, solo per prendere in considerazione la pratica.
A tutti i precari, i cassaintegrati, i licenziati, i disperati e i nuovi poveri d’Italia: scrivete a Brunetta e fategli sapere che volete fare volontariato anche voi: r.brunetta@governo.it.
Brunetta, siamo tutti volontari.